
ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 08-10-2010
L’alpinismo e l’egoismo:
Le spedizione Himalayane e le grandi attese al campo base, sono una della caratteristiche principali di questa attività. Le attese per le buone condizioni della montagna, le pause per riposare, sono una grande opportunità per riflettere; cosa che non si riesce a fare a casa con la frenesia e i ritmi che la vita impone. In questi momenti non si può non pensare a l’egoismo che è insito nell’attività alpinistica, soprattutto in quella Himalayana. L’alpinista e di per sé un grande egoista, al pari forse dei grandi navigatori solitari, questi, non esitano a lasciare a casa affetti, parenti, mogli e figli per assecondare le proprie passioni, provare emozioni che in altre attività difficilmente si possono avere. Con queste poche righe voglio ringraziare in nostri cari, che da prima hanno accettato che ci ingaggiassimo in questa difficile avventura e poi hanno saputo aspettare con pazienza e spesso ansia, magari passando notti insonni in attesa di notizie rassicuranti che spesso arrivavano tardi a sedare le comprensibili preoccupazioni. In particolare Elio e Signora che nei primi giorni sono stati in ansia per la salute di Gianluca e Beatrice per l’aiuto (lei sa perché)... Pia e Silvano che spesso hanno atteso pazientemente notizie da Francesco, che non molto spesso arrivavano. Ha i miei genitori già un po’ anziani, che anche questa volta come tante altre volte anche se a malincuore, mi hanno assecondato in questa mia ultima “follia”..Le mie sorelline sempre premurose ad affettuose con il fratellone. Infine alla mia adorata Elena. Subito la spedizione è stata motivo di numerosi liti (comprensibile), ma poi, è stata fondamentale per la buona riuscita della spedizione. Ha risolto un sacco di problemi, ha qualsiasi ora del giorno e della notte, di domenica, con la determinazione, il pragmatismo e il “Savoir faire” innato che possiede. Il nostro matrimonio dopo questa esperienza ne esce rafforzato e consolidato.
Bene! Grazie ancora a tutti voi.
Edmond




ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 07-10-2010
Vi avevo anticipato che tornavamo in quota per qualcosa di nuovo, e così è stato. Abbiamo lasciato da parte l’Hornbein e il suo ghiaccio, ci siamo dedicati a montagne minori, senza nome che pero per noi avevano un interesse particolare; vergini e soprattutto con pendii sciabili, in fondo siamo qui per questo, sciare. Nei giorni scorsi Francesco mi aveva fatto notare una montagna senza nome, alta 6.910 mt. che si trova tra lo Changtse(7.583mt.) e lo Chanzheng Peak (6.997 mt.) ed abbiamo deciso che sarebbe stata la nostra prossima meta. Martedì mattina in compagnia del nostro fido Pasan Sherpa, in cinque ore di marcia siamo saliti a posizionare un campo a 6.150 mt ai piedi dello Changtze. Mercoledì, di buon ora Francesco sci ai piedi con le pelli ha attraversato il ghiacciaio e in due ore era alla crepaccia terminale di questa montagna senza nome. Io questa volta non l’ho seguito, da qualche giorno soffro di un forte mal di schiena che non mi lascia dormire e mi limita enormemente. Ho preferito seguire Francesco dal campo con la telecamera e la macchina fotografica per documentare l’evento. In poco meno di quattro ore in perfetto stile alpino e in solitaria, Francesco è salito fino al limite della grande “meringa “ di ghiaccio che sporge minacciosa dalla cima. A questo punto, intelligentemente ha ritenuto di non dover proseguire, infatti nel sottovento c’era anche un insidioso accumulo (gonfia) di neve ventata instabile. A questo punto ha calzato gli sci ed è sceso in prima assoluta i 600 metri di dislivello con una pendenza costante di 50° gradi!!!!! di questa montagna. Credo che mai nessuno in Himalaya abbia sciato su questi livelli di pendenza e per un tratto così lungo; sicuramente rappresenta la discesa tecnicamente più impegnativa che sia mai stata fatta a queste quote. Bravissimo Francesco!!!
Un grande risultato, ci vuole coraggio, grande determinazione e concentrazione; sciare su quelle pendenze con poco ossigeno, con la fatica nelle gambe della salita richiede una un incredibile controllo psicofisico che solo grandi atleti hanno, una caduta i quelli condizioni risulterebbe sicuramente fatale. Gli alpinisti Himalayani delle vie “normali” una volta raggiunta la cima, in discesa, stanchi e stremati agganciano il moschettoni alle corde fisse ed assicurano la loro vita, anche se inciampano sono al sicuro. Se scendi con gli sci, sei senza rete di sicurezza…non puoi sbagliare il volteggio….
Sapevo delle gradi qualità tecniche di Francesco, in pochi anni pur essendo molto giovane ha accumulato una grande esperienza sulle grandi pareti nord delle alpi. Quando gli ho proposto questa avventura ha accettato con entusiasmo, pur non avendo esperienza Himalayane, ha dimostrato di sapersi muovere in questo ambiente, con modestia, intelligenza e grande lucidità. Come Capo guida della Società guide di alpine di Courmayeur, sono felice delle scelte che ho fatto e di avere un guida come Francesco fra i nostri.
Tashi Delek!
Edmond
PS: foto in arrivo