Le Guide Alpine di Courmayeur tornano sull'Everest

Edmond Joyeusaz, Gianluca Marra e Francesco Civra Dano, Guide Alpine della Società delle Guide di Courmayeur tenteranno di scalare la Parete Nord dell'Everest risalendo l'Hornbein Couloir per ridiscendere dalla cima con gli sci, operazione che costituisce una prima assoluta nella storia dell'alpinismo.

La scalata sarà effettuata in stile "alpino" ovvero senza l'ausilio di corde fisse e bombole di ossigeno, in modo da operare nel rispetto dell'ambiente.

Al termine della spedizione saranno rimosse tutte le corde fisse sulla via di salita, mentre sulla via del ritorno a valle, le Guide saliranno nuovamente al Campo Base dalla via "normale" tibetana per ripulire la morena dai materiali abbandonati in decenni di tentativi di scalata.

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venerdì 15 ottobre 2010





Courmayeur 15-10-2010
Siamo arrivati a casa; il viaggio fortunatamente è stato più breve del previsto, faticoso, ma senza intoppi. Ora qualche giorno di riposo e poi raggruppiamo tutte le immagini che daremo alla RAI per la realizzazione di un filmato. Con SKY, si farà un reportage di 30’, per cui il nostro lavoro non è finito. Mi è stato chiesto di dare maggiori spiegazione sulle “placche a vento o gonfie”, lo faccio volentieri con l’ausilio di alcune foto realizzate a pochi metri dalla nostra tenda in occasione dell’ultima salita e discesa con gli sci effettuata da Francesco sulla montagna senza nome. Come potrete notare è incredibile come su un pendio con un’inclinazione ridicola, in presenza di neve trasportata dal vento, si possano avere dei distacchi di notevole dimensione al solo passaggio di uno sciatore. In questo caso non ha creato problemi , ma, se tutto ciò fosse avvenuto in cima ad una parete, le dimensione sarebbero state sufficienti per trascinare a valle lo sciatore o l’alpinista con conseguenze sicuramente fatali. Quindi, Occhio!!! alla “Gonfie” e agli accumuli nei sottovento…
A presto.
edmond

mercoledì 13 ottobre 2010

Kathmandù 12-10-2010


Kathmandù 12-10-2010
Arrivati a Kathmandù distrutti dopo 9 ore di viaggio; neanche il tempo di fare la doccia che suona il telefono, è Miss. Hawley, (87 anni) la memoria storica dell’Himalaya che ci vuole parlare. Appuntamento dopo un’ora in hotel, puntualissima ed arzilla, la signora ha voluto sapere la cronistoria dell’intera spedizione, insistendo su molti particolari. Nonostante l’età, la Hawley si è dimostrata molto informata e attenta, più che una chiacchierata è stato un vero e proprio interrogatorio con alcuni tentativi di metterci in difficoltà per valutare se effettivamente raccontavamo la verità; veramente un’esperienza singolare. Verso la fine del nostro colloquio, mi sono permesso di offrirle un tè, lei, gentilmente ha rifiutato dicendomi che non aveva ancora finito di lavorare e che doveva “vedere” un’altra spedizione…..
Edmond

domenica 10 ottobre 2010





ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 10-10-2010
Ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo pazientato, ma, per quest’anno nessuno salirà più sulla cima dell’Everest. La stagione autunnale ha lasciato il posto alla rigide temperature invernali e il nostro osservato speciale, l’Hornbein, è completamente ghiacciato. Il vento ha spazzato tutto, l’Hornbein sembra davvero una “patinoir”. Ci vorrebbe una nevicata di neve umida affinché la neve possa attecchire sul quel ghiaccio, cosa assai improbabile, per non dire impossibile di questa stagione viste le temperature. Su quel ghiaccio le lamine dei nostri sci non fanno sufficientemente presa e la discesa diventerebbe un suicidio. Mi è stato detto: “ma perché non salite dalla via normale”?. La salita dalla via normale non l’abbiamo presa in considerazione perché siamo venuti con lo scopo di sciare sull’Everest. La via “normale” oltre ad essere in questo momento anch’essa pericolosa per le valanghe, non si addice alla discesa con gli sci, troppi i tratti rocciosi in cui dovremmo togliere gli sci. Dall’Horbein Couloir con i ramponi potremmo anche salirci, con notevoli rischi valanghe nella parte alta, ma poi, per la discesa cosa dovremmo inventarci? L’Hornbein con i ramponi ai piedi senza corde fisse in discesa, sarebbe una follia. Insomma, contro la montagna se non ci sono le condizioni diventa veramente un’azzardo, che come professionisti della montagna non ci possiamo permette. Chi va in montagna accetta un certo fattore di rischio, fa parte del gioco e dell’avventura, ci sono condizioni intermedie in cui è lecito prendersi dei rischi, ma qui, i rischi sono troppo alti ed evidenti, ignorarli significherebbe non essere nel pieno delle proprie facoltà. Le notizie dei giorni scorsi con due giapponesi morti con uno sherpa sul Dhaulagiri (8.167 mt.) per valanga, due sherpa feriti gravemente sotto una valanga sulla via normale del Cho Oyu, (8.2010 mt.) e sempre sul Cho Oyu, ma sul versante sud-est la morte dell’ alpinista trentino Nones, anch’egli per valanga, sono un’importante campanello di allarme che non possiamo ignorare. Torniamo a casa con il rammarico di non aver avuto la possibilità di esprimerci sull’Hornbein, siamo consapevoli che abbiamo fatto il possibile, ma semplicemente non ci è stata a data la chance della vetta. La montagna è stata più forte di noi, ma questo lo si sapeva, non possiamo sfidarla, ma semplicemente sfruttare le opportunità che speravamo di avere. Siamo comunque soddisfatti di come abbiamo gestito le situazioni e valutato di volta in volta le opportunità. Abbiamo fatto scelte oculate cambiando i nostri obbiettivi e realizzato comunque due belle “prime” assolute, portando a casa un risultato. Spesso è più difficile rinunciare che andare avanti…Aver lasciato un’impronta sull’Himalaya per noi è motivo di orgoglio e in parte ci rincuora per l’obbiettivo mancato.
E’ stato bello, anche se non sempre facile tenere questo filo diretto con voi, appassionati ed amici che ci avete seguito. Con il satellitare inviare due foto “compresse” spesso ha richiesto 20 minuti di collegamento non facile e un sacco di parolacce; la tecnologia in questo settore deve sicuramente migliorare. Il blog non finisce qui, quando saremo a valle ed avremo un collegamento ad internet decente, potremo arricchire i post con molte foto di miglior qualità, ne abbiamo moltissime. A casa saremo felici di rispondere a tutti i vostri post e magari di approfondire alcuni argomenti.
Grazie a tutti voi per averci seguito con passione.
Edmond, Francesco e Gianluca

giovedì 7 ottobre 2010

ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 07-10-2010


ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 08-10-2010
L’alpinismo e l’egoismo:
Le spedizione Himalayane e le grandi attese al campo base, sono una della caratteristiche principali di questa attività. Le attese per le buone condizioni della montagna, le pause per riposare, sono una grande opportunità per riflettere; cosa che non si riesce a fare a casa con la frenesia e i ritmi che la vita impone. In questi momenti non si può non pensare a l’egoismo che è insito nell’attività alpinistica, soprattutto in quella Himalayana. L’alpinista e di per sé un grande egoista, al pari forse dei grandi navigatori solitari, questi, non esitano a lasciare a casa affetti, parenti, mogli e figli per assecondare le proprie passioni, provare emozioni che in altre attività difficilmente si possono avere. Con queste poche righe voglio ringraziare in nostri cari, che da prima hanno accettato che ci ingaggiassimo in questa difficile avventura e poi hanno saputo aspettare con pazienza e spesso ansia, magari passando notti insonni in attesa di notizie rassicuranti che spesso arrivavano tardi a sedare le comprensibili preoccupazioni. In particolare Elio e Signora che nei primi giorni sono stati in ansia per la salute di Gianluca e Beatrice per l’aiuto (lei sa perché)... Pia e Silvano che spesso hanno atteso pazientemente notizie da Francesco, che non molto spesso arrivavano. Ha i miei genitori già un po’ anziani, che anche questa volta come tante altre volte anche se a malincuore, mi hanno assecondato in questa mia ultima “follia”..Le mie sorelline sempre premurose ad affettuose con il fratellone. Infine alla mia adorata Elena. Subito la spedizione è stata motivo di numerosi liti (comprensibile), ma poi, è stata fondamentale per la buona riuscita della spedizione. Ha risolto un sacco di problemi, ha qualsiasi ora del giorno e della notte, di domenica, con la determinazione, il pragmatismo e il “Savoir faire” innato che possiede. Il nostro matrimonio dopo questa esperienza ne esce rafforzato e consolidato.
Bene! Grazie ancora a tutti voi.
Edmond




ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 07-10-2010

Vi avevo anticipato che tornavamo in quota per qualcosa di nuovo, e così è stato. Abbiamo lasciato da parte l’Hornbein e il suo ghiaccio, ci siamo dedicati a montagne minori, senza nome che pero per noi avevano un interesse particolare; vergini e soprattutto con pendii sciabili, in fondo siamo qui per questo, sciare. Nei giorni scorsi Francesco mi aveva fatto notare una montagna senza nome, alta 6.910 mt. che si trova tra lo Changtse(7.583mt.) e lo Chanzheng Peak (6.997 mt.) ed abbiamo deciso che sarebbe stata la nostra prossima meta. Martedì mattina in compagnia del nostro fido Pasan Sherpa, in cinque ore di marcia siamo saliti a posizionare un campo a 6.150 mt ai piedi dello Changtze. Mercoledì, di buon ora Francesco sci ai piedi con le pelli ha attraversato il ghiacciaio e in due ore era alla crepaccia terminale di questa montagna senza nome. Io questa volta non l’ho seguito, da qualche giorno soffro di un forte mal di schiena che non mi lascia dormire e mi limita enormemente. Ho preferito seguire Francesco dal campo con la telecamera e la macchina fotografica per documentare l’evento. In poco meno di quattro ore in perfetto stile alpino e in solitaria, Francesco è salito fino al limite della grande “meringa “ di ghiaccio che sporge minacciosa dalla cima. A questo punto, intelligentemente ha ritenuto di non dover proseguire, infatti nel sottovento c’era anche un insidioso accumulo (gonfia) di neve ventata instabile. A questo punto ha calzato gli sci ed è sceso in prima assoluta i 600 metri di dislivello con una pendenza costante di 50° gradi!!!!! di questa montagna. Credo che mai nessuno in Himalaya abbia sciato su questi livelli di pendenza e per un tratto così lungo; sicuramente rappresenta la discesa tecnicamente più impegnativa che sia mai stata fatta a queste quote. Bravissimo Francesco!!!
Un grande risultato, ci vuole coraggio, grande determinazione e concentrazione; sciare su quelle pendenze con poco ossigeno, con la fatica nelle gambe della salita richiede una un incredibile controllo psicofisico che solo grandi atleti hanno, una caduta i quelli condizioni risulterebbe sicuramente fatale. Gli alpinisti Himalayani delle vie “normali” una volta raggiunta la cima, in discesa, stanchi e stremati agganciano il moschettoni alle corde fisse ed assicurano la loro vita, anche se inciampano sono al sicuro. Se scendi con gli sci, sei senza rete di sicurezza…non puoi sbagliare il volteggio….
Sapevo delle gradi qualità tecniche di Francesco, in pochi anni pur essendo molto giovane ha accumulato una grande esperienza sulle grandi pareti nord delle alpi. Quando gli ho proposto questa avventura ha accettato con entusiasmo, pur non avendo esperienza Himalayane, ha dimostrato di sapersi muovere in questo ambiente, con modestia, intelligenza e grande lucidità. Come Capo guida della Società guide di alpine di Courmayeur, sono felice delle scelte che ho fatto e di avere un guida come Francesco fra i nostri.
Tashi Delek!

Edmond

PS: foto in arrivo

lunedì 4 ottobre 2010

ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 04-10-2010





ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 04-10-2010

Giorno di pausa al campo base per riordinare le idee. Il vento non molla e il freddo è sempre intenso. Domani ci muoviamo e sarà una sorpresa, abbiamo affilato le lamine.
A presto
Tashi Delek!

Edmond

PS. Nelle foto i partners in vetta.




























domenica 3 ottobre 2010

ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 03-10-2010



ABC (Campo base avanzato) 5.550 mt. 03-10-2010

Freddo e vento impetuoso, abbiamo dovuto rinforzare gli ancoraggi delle tende. Ieri la tenda doccia (poco utilizzata visto il freddo e il vento) è stata strappata e abbiamo dovuto rincorrerla sulla pietraia. Nei gironi scorsi quando siamo tornati al C1, ero preoccupato, non ero sicuro che avremmo ritrovato tutte e due le tende visto il vento; fortunatamente tutto era a posto, ma, dopo uno sguardo più attento in effetti una tenda era squarciata sulla sommità. Non era il solito strappo da vento ma abbiamo capito che erano stati i gracchi alpini, avevano creato un varco con il becco per poter accedere alle nostre provviste, fortunatamente la tenda a doppio strato di copertura ha resistito, o meglio, i corvi hanno desistito. Al k2 nel 1998 i corvi ci distrussero un campo riuscendo addirittura ad aprire le scatolette di tonno con il becco.
Ieri Francesco non sapendo cosa fare… ha camminato per 7 ore sul ghiacciaio centrale di Rongbuk verso il campo base della via normale all’Everest. E’ rimasto particolarmente colpito dalla quantità di immondizia che si trova lungo il percorso; impossibile perdere il sentiero, basta seguire lattine e cartaccia e si arriva a destinazione. Per la salita in vetta nel 2008 della fiaccola Olimpica i Cinesi hanno provveduto alla copertura totale con antenne per i cellulari del ghiaccio che porta al C. Base, peccato che dopo due anni i ripetitori con tanto di pannelli solari siano abbandonati sul ghiacciaio, veramente uno spettacolo desolante. A questo punto, il nostro proposito di ripulire il percorso verso il C.B della via “normale, appare come un bicchier d’acqua i un oceano. Noi abbiamo già iniziato durate le soste al C.B. a risalire la morena ed un certo quantitativo di immondizia è stato raccolto, ma qui per fare una pulizia accurata ci vorrebbero cinquanta persone per alcune settimane. Abbiamo ancora a disposizione alcuni bidoni in plastica vuoti che provvederemo a riempire con tutto quello che troveremo in giro, è tutto quello che possiamo fare.
Qui la situazione non è cambiata e non sembra migliorare, il vento non accenna a diminuire il freddo è ancora più inteso e tutto ciò mette a dura prova la nostra resistenza…
Tashi Delek!

Edmond

sabato 2 ottobre 2010

La Vallée Peak 6.535 mt. 29/30-09-2010






La Vallée Peak 6.535 mt. 29/30-09-2010

Siamo venuti per sciare e anche se la “Dea madre della terra” (Everest) in questo momento non ci vuole, noi in qualche modo siamo riusciti a portare a casa un risultato importante. Quando siamo arrivati qui ed abbiamo visto per la prima volta la parete nord dell’Everest, le condizioni dell’Hornbein couloir a noi come ai baschi, sono sembrate buone. Dopo una settimana di piccole, ma continue nevicate pomeridiane e notturne che ci impedivano di avvicinarci alla montagna, è finalmente arrivato il sospirato sole. Con il sole però è arrivato anche un vento fortissimo in quota che ha cambiato completamente le condizioni dell’Everest; in quota il vento ha creato enormi accumuli di neve ventata con conseguente grande pericolo di valanghe. Invece nella parte inferiore dell’Hornbein Couloir, il vento ha asportato completamente la neve, sono affiorate rocce, la neve in superficie è molto ghiacciata e sicuramente non sciabile.
Nel frattempo, viste le condizioni non potevamo rimanere a far niente e abbiamo deciso di rivolgere le nostre attenzioni ad alcune bellissime montagne che circondano l’Everest. Di fronte al Lingtren 6.749 mt. si trova il gruppo del Guangming Peak 6.533 mt., fra queste alcune cime sono inviolate, non hanno un nome ma solamente la quota. Le abbiamo osservate attentamente, ne abbiamo individuato una bella esteticamente ma anche con un’esposizione (sud-est, non interessata dagli accumuli di neve ventata) sciabile. Giovedì 30 settembre, l’unica giornata senza vento di buon ora, ma con un freddo pungente (-20), dal nostro c1 in circa 3 ore abbiamo raggiunto sci ai piedi con le pelli di foca, la base della montagna. Dopo un breve consulto abbiamo individuato l’itinerario di salita. Francesco, come sempre è stato davanti; la salita si è svolta su pendenze di 45-50° con alcuni passaggi di misto, un breve cresta finale in circa 4 ore e trenta ci ha condotto in vetta. Debbo dire che la giornata era particolarmente bella e dalla cima abbiamo potuto godere di un panorama a 360° da mozzafiato. Fatte le foto di rito, è iniziata la discesa che si è svolta sullo stesso itinerario; subito la neve era crostosa e difficile, man a mano che scendevamo la pendenza aumentava ma migliorava anche la neve. Una discesa con pendenza sempre molto sostenuta, che ha richiesto una grande concentrazione vista anche la stanchezza. In totale la salita in vetta, la discesa e il rientro al campo1 hanno richiesto 10 ore. Sia per Francesco che per me, era la prima volta che giungevamo sulla cima di una montagna inviolata e senza nome, debbo dire che l’emozione è stata grande e con Francesco ci siamo abbracciati a lungo. Abbiamo pensato di chiamarla La Vallée Peak 6.535 mt. un omaggio a l’amata Petite Patrie, quando scenderemo a Rongbuk ci attiveremo per certificare il tutto. Ieri invece avremmo voluto replicare con la montagna gemella vicina ma le condizioni erano nuovamente cambiate, un forte vento che ci ha impedito di dormire, ci ha anche suggerito di ridiscendere a valle al campo Base.
Un piccolo ma significativo successo che ci da la forza e la determinazione per aspettare e sperare che le condizioni dell’Horbein migliorino.
A presto.
Edmond & Francesco